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ANALISI DEL FAP (FILTRO ANTIPARTICOLATO): TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE

Il Filtro Antiparticolato è un elemento sempre più spesso inserito nell’impianto di scarico e che viene integrato con la marmitta catalitica, è formato da un supporto a base di carburo di silicio poroso che si rivela molto efficace nel ridurre la quantità di particolato emesso, comprese le particelle con dimensioni inferiori a 20nm, quindi veramente molto piccole.

 

filtro_antiparticolato

 

Il Filtro Antiparticolato (FAP) è un filtro meccanico, costituito da una serie di canali sulle cui superfici viene intrappolato il particolato, mentre il gas di scarico attraversa le pareti porose dello stesso.

Le polveri vengono trattenute da queste trappole meccaniche, ma solo in presenza di filtri antiparticolato pienamente efficienti, ovvero sempre ben puliti, in quanto se si ostruiscono, riempiendosi con il passare del tempo di sempre più particolato, finiscono per intasarsi e non svolgere più la loro funzione al meglio.

La pulizia del filtro è detta rigenerazione e si tratta di una particolare processo di combustione del particolato, presente (per progressivo accumulo) all’interno del filtro, che va effettuato in genere ogni 800/1000 Km percorsi.

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Analisi del FAP e dei gas di scarico

Il nome FAP (Filtres à Particules) non è altro che una definizione commerciale di una particolare tipologia di filtri antiparticolato, utilizzati in particolare dalle vetture del gruppo Peugeot-Citroen (GruppoPSA).

Questa tipologia di filtri è stata la prima ad essere stata installata su larga scala, ed è stata adottata anche per le vetture della Join-venture FIAT-PSA (Ulisse-Phedra).

Il FAP utilizza particolari additivi per essere rigenerato in maniera attiva. La rigenerazione del filtro è un processo di combustione del particolato depositato al suo interno, che avviene ad una temperatura di circa 600-650°C.

Per raggiungere tali temperature, le motorizzazioni diesel effettuano delle post iniezioni dopo il punto morto superiore, che bruciano sul catalizzatore ossidante, posto davanti al filtro ceramico, allo scopo di aumentare la temperatura dei gas di scarico. Per abbassare la soglia di rigenerazione, il carburante nel sistema è opportunamente additivato per andare così a ridurre la temperatura di combustione del particolato, che può essere fatta scendere fino a 450°C circa.

Nei filtri di tipo DPF (Diesel Particulate Filter) non si utilizza l’additivo, ma l’innalzamento della temperatura viene effettuato con delle post-combustioni, nei collettori di scarico e nei catalizzatori ossidanti.

Per agevolare ulteriormente il processo, sulle pareti del filtro poi, sono inseriti dei metalli nobili che operano da catalizzatori.

Come si effettuano il controllo e l’analisi dei gas di scarico?

Se si vuole sapere se il FAP fa il suo lavoro, il modo migliore è analizzare i gas di scarico. Per farlo l’auto che viene presa in esame, viene messa in una apposita stanza a temperatura e umidità controllate, viene posizionata su dei rulli che simulano un percorso prestabilito (sia urbano che extraurbano, come previsto dall’attuale normativa), ed i gas di scarico vengono prelevati da appositi macchinari per le successive ed approfondite analisi.

Se assieme ai gas, dalle analisi emerge presenza di particolato, qualcosa nel filtro non va, allo stesso modo, se un’analisi del filtro, evidenzia accumuli di particolato, andrà, nel caso del FAP utilizzato (come spiegato) l’apposito additivo.

 

Postato il 19 maggio

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